Rubesco 62

Rosso di Torgiano DOC



Rosso dinamico e contemporaneo che guarda alle origini, a un tempo in cui i vini rossi accompagnavano quotidianamente la tavola tra succosità, facilità di beva e profondità di frutto, raccontando la vita lenta al ritmo delle persone e del convivio.

 

In vigna

Vitigni: Solo Sangiovese dalle zone più alte e storiche del vigneto da cui Rubesco viene prodotto sin dal 1962. La vendemmia in questa zona della collina è generalmente nella seconda metà di settembre per permettere al Sangiovese di raggiungere la piena maturazione mantenendo un equilibrato livello di freschezza.

 

Terreno: di medio impasto, sciolto in alta collina, di media profondità è dotato di buona struttura e sottosuolo calcareo
Allevamento: Doppio Cordone Speronato
Ceppi/ha: 4500
Resa: 65 ql/ha

 

In cantina

Un lavoro essenziale per mantenere le caratteristiche del terroir  e dell’annata intatte. Rubesco 62 viene vinificato in acciaio con breve macerazione sulle bucce che non supera mai i 15 giorni per poi proseguire con un lieve passaggio in botte al di sotto dei 12 mesi.

 

 

Nel bicchiere

Espressione emblematica della DOC di Torgiano e dell’unicità del nostro Sangiovese tra freschezza, frutto, profondità, materia e tannini mai aggressivi.

 

Colore: rosso rubino con sfumature violacee

Profumo: classico ed essenziale; mai banale ruota attorno a sfumature di un frutto succoso e fragrante con una spirale ascendente di violetta, ciliegia e arancia sanguinella matura

Gusto: il sorso è dinamico, giustamente materico e lungo senza mai ostentare la sua delicata intensità. L’attacco è succoso, nel passo successivo Rubesco 62 mostra gli strati di frutto e la profondità, il volume in cui i tannini danno vita a una struttura masticabile è perfettamente in armonia con la chiusura sapida e con la continuità di beva di questo vino

 

A tavola

Nel 1962: Terrine di fegato d’oca con pane tostato, Tagliatelle in Tortiera con ragù di fegatini, Filetto al forno con verdure di stagione
Nel 2025: Torta al testo e Prosciutto di Norcia IGP 18 mesi, Strangozzi al ragù misto Suino Nero Cinghiato della Valnerina e manzo, Porchetta Umbra con patate arrosto di Colfiorito

 

A casa
Canzone: Pregherò – Adriano Celentano
Film: L’eclisse – Michelangelo Antonioni

 

Curiosità

Rubesco è uno dei primi vini rossi italiani ad avere avuto un nome. Fu Giorgio Lungarotti a chiedere alla moglie Maria Grazia, di trovare il modo di rendere giustizia all’importanza di questo vino. Il nome deriva dal latino rubescere, ovvero arrossire (di gioia), vero e proprio inno al convivio.

Rubesco 62 passa dal blend di Sangiovese (90%) e Colorino (10%) a un 100% Sangiovese riuscendo così a mostrare maggiormente il lato resiliente e la storicità del territorio.

Il numero 62 in etichetta indica il 1962, prima vendemmia ufficiale in cui Rubesco fù prodotto, da lì a poco il leggendario Hugh Johnson scrisse in riferimento a questo vino: “Giorgio Lungarotti ha disegnato l’Umbria sulle mappe del vino mondiali”.

 

 

LA STORIA

Rubesco: la sua storia è la storia Lungarotti e della prima DOC umbra. Innovativo per i tempi – 1962 prima annata in commercio – si fece subito notare: un bel vino, dalla personalità netta. Il suo colore rubino brillante e i caratteri distintivi sono quelli dell’umbro, riservato ma generoso. Sin dalle sue prime annate, questo vino fu il frutto di un nuovo modo di coltivare la vigna e di una selezione delle varietà tradizionali vinificate in modo ragionato. Creatura di Giorgio Lungarotti, orgoglioso dell’inaspettata risposta che i mercati di tutto il mondo presto gli dettero, il vino meritò un nome che lo rappresentasse e che fosse facile da ricordare, non scontato e banale come il nome del vitigno o del luogo, ma un vero e proprio simbolo. Sua moglie, Maria Grazia, trovò il nome e così nacque Rubesco, dal verbo latino rubescere: arrossire.

 

L’ETICHETTA E LA BOTTIGLIA

La veste negli anni è variata, secondo il gusto grafico dei tempi, ma ha sempre richiamato il territorio: dalle primissime edizioni con la torre di Torgiano, all’allegoria della vendemmia da una delle formelle della Fontana Maggiore di Perugia, di Nicola e Giovanni Pisano, sec XIII, suggellando il legame tra arte e vino.

L’etichetta nel corso degli anni è andata incontro a rivisitazioni fino alla grafica attuale, un filo conduttore che riporta alle origini con il numero 62 a ricordare la prima vendemmia ufficiale di produzione e la bottiglia Chiantigiana verde unita al font a ricordare proprio le prime annate di Rubesco.

 

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